
FEDRO
FEDRO (I sec. d.c.)
IL FRUTTO DELLE COSE
Gli Dèi un tempo scelsero le piante
destinate allo loro protezione.
Piacque a Giove la quercia. Poi a Venere
il mirto, a Febo il lauro, ed a Cibele
il pino, e l’arduo pioppo ad Ercole.
Minerva domandò meravigliata
perché avevano eletto piante sterili.
Giove spiegò: “Perchè nessuno pensi
che comprino col frutto questo onore”.
“Dicano ciò che vogliono, per Ercole!
a me l’ulivo e grato per il frutto”.
Allora il Padre degli Dei e il seme
primo dell’uomo disse: “Con ragione,
figlia mia, tutti ti diranno saggia.
Senza frutto non c’è che sciocca gloria”.
Non fare mai ciò che non dona niente!
LUCE E LUCERNE
Il ladro accese la propria lucerna
all’altare di Giove e mise a sacco
alla luce del Dio il tempio suo.
Ma quando uscì col carico sacrilego
s’udì la voce di quel luogo Santo:
“Offerte di maligni erano quelle,
offerte disamate, ed il tuo furto
non mi fa male. Eppure, scellerato
quando verrà il giomo della pena
sconterai la tua colpa con la vita.
E’ perché fiamma sacra, che s’accende
per la fede degli uomini agli Dèi,
non illumini mai delitti umani;
non si scambi così luce con luce”.
E ancora è religione non accendere
la lucerna alla fiamma degli Dei
né con una lucerna il fuoco sacro.
Ma il simbolo contiene insegnamenti
che chiarirà l’autore e lui soltanto.
Primo: i tuoi avversari più ostinati
trovi spesso tra quelli che hai nutrito;
secondo: non lo sdegno degli Dèi
fa giustizia, ma il tempo ed il destino;
terzo: con il maligno l’uomo onesto
non deve avere nulla da spartire.