
IMPORTANZA CULTURALE DELL’OLIVO
Inizialmente coltivato quasi esclusivamente nei paesi mediterranei e di alcune regioni caucasiche (dove l’inverno è mite e l’estate calda), negli ultimi anni è stato impiantato con successo anche in altri paesi dal clima analogo, come California, Australia, Argentina e Sudafrica.
I paesi dove l’olivicoltura è più diffusa e che danno le produzioni comÂplessive più alte di olio d’oliva sono la Spagna e l’Italia.
In Italia l’areale di coltivazione è molto ampio: le zone dove non è presente sono le montagne e la Pianura padana (anche se in regioni come Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna sono in atto progetti di reinserimento), zone con temperature invernali troppo basse o presenza di nebbia e l’area dove produce frutti di qualità è più ristretta e si riduce in pratica all’Italia centromeridionale, (Toscana e Liguria comprese) e insulare e alla zona dei laghi di Lombardia, Trentino e Veneto.
La produzione è assai influenzata dall’andamento stagionale e va di solito soggetta ad un’alternanza di annate buone (o di carica) e di annate cattive (o di scarica).
La coltura dell’olivo non è uniformemente diffusa in Italia: raggiunge le maggiori estensioni nelle zone meridionali, è più limitata in quelle centrali, si riduce a piccole superfici in vicinanza dei laghi e in alcuni terreni di colÂlina meglio esposti nelle settentrionali.
L’olivicoltura specializzata ha la masÂsima importanza, in ordine decrescente di superficie, nella Puglia (maggiore concentrazione olivicola italiana), con una popolazione che è stimata essere superiore ai 5 milioni di alberi, nella Calabria, nella Sicilia e nel Lazio con insediamenti che risalgono all’epoca della dominazione spagnola del Seicento; quella promiscua nella Sicilia, nella ToÂscana, negli Abruzzi e Molise, nelle Puglie. Nella valle del Volturno, in particolare nei comuni di Pozzilli e Venafro si possono osservare tra la miriade di oliveti presenti, numerose piante secolari, non pochi sono gli oliveti composti da sole piante secolari.
Il prodotto finale della coltura, cioè l’olio estratto dal frutto, è soprattutto destinato all’alimentazione e trova larghissimo impiego specialmente nell’Italia centrale e meridionale.
Ma la disponibilità non è in media sufficiente al fabbisogno, tanto più che l’olio italiano, per le sue ottime caratteristiche, alimenta una buona corrente di esportazione: perciò si è costretti ad imporÂtare dall’estero altri oli di oliva o di Semi oppure semi oleosi.
Una piccolissima parte della coltura è destinata, invece, a produrre olive da tavola che si consumano direttamente, previa opportuna manipolazione.
In Italia la superÂficie olivata nel quinquennio 1956-60 era di oltre 1.365.000 ettari in coltura promiscua e di oltre 90 1.000 ettari in coltura specializzata. Il prodotto otÂtenuto nello stesso periodo ha raggiunto i 15.411.000 q di olive.
Secondo il Catasto Agrario del 1929 il numero di piante d’olivo nel noÂstro paese oltrepassava i 157 milioni; oggi probabilmente raggiunge i 160 milioni: di queste poco meno del 28 % si trovano nella regione agraria di montagna ed oltre il 58% in quella di collina.
Però la gelata dell’inverno 1956 ha prodotto in alcune regioni gravi danni, cosicché, pur non avendo influito sensibilmente sul numero delle piante, ha falcidiato la proÂduzione, che ne risentirà per più anni.
La produzione per pianta è in Italia di circa 7,800 kg di olive e di 1,300 kg di olio.
La resa unitaria raggiunge quindi valori scarsi: ciò è dovuto in parte alle deficienze climatiche delle zone più settentrionali di coltura ed in parte ai sistemi colturali che vengono seguiti.
Alla fine degli anni novanta i cinque Paesi con la maggiore superficie olivicola erano la Spagna (2,24 milioni di ha), la Tunisia (1,62 milioni di ha), l’Italia (1,15 milioni di ettari), la Turchia (0,9 milioni di ha), la Grecia (0,73 milioni di ha).
I primi cinque Paesi produttori di olio di oliva erano la Spagna (938 000 t), l’Italia (462 000 t), la Grecia (413 000 t), la Tunisia (193 000 t), la Turchia (137 000 t).
Le produzioni indicate sono una media delle ultime tre annate degli anni novanta. I primi cinque Paesi produttori di olive da mensa erano la Spagna (304 000 t), la Turchia (173 000 t), gli USA (104 000 t), il Marocco (88 000 t), la Grecia (76 000 t).
Le tendenze attuali vedono una forte espansione dell’olivicoltura in Spagna, Marocco, Sudafrica, Australia.
Le statistiche relative al 2006 sono riassunte nella seguente tabella:
