
TERRENO ADATTO
L’olivo è pianta che non ha particolari esigenze nei confronti del terreno. In generale predilige terreni sciolti o di medio impasto, freschi e ben drenati. Vegeta bene anche su terreni grossolani o poco profondi, con rocciosità affiorante, presenta una notevolissima adattabilità , tanto che vegeta in terre della più varia origine geologica e con le più diverse caratteristiche fisiche e chiÂmiche: nelle argille plioceniche del Senese e nei terreni vulcanici dei Castelli romani o dell’Etna; nelle colline calcaree dell’Umbria o nelle terre rosse, decalcificate, della Sicilia; nella roccia fessurata e poverissima dell’Appennino ligure e nelle terre nere della Puglia.
Soffre invece nei terreni pesanti e soggetti al ristagno. In merito alla fertilità chimica si adatta anche ai terreni poveri e con reazione lontana dalla neutralità (terreni acidi e terreni calcarei) fino a tollerare valori del pH di 8,5–9. Fra gli alberi da frutto è una delle specie più tolleranti alla salinità , pertanto può essere coltivato anche in prossimità dei litorali.
L’olivo produce dappertutto; più che sulla quantità , le caratteristiche del terreno influiscono sulla qualità del raccolto. Una sola condizione è necesÂsaria all’olivo e l’abbiamo ricordata poc’anzi: quella di non subire né un eccesso né una deficienza grave di acqua.
L’olivo, però, trova le condizioni più favorevoli allo sviluppo e ad una produzione elevata e di buona qualità nei terreni che possono accumulare la riserva idrica necessaria per sopperire ai bisogni della pianta nei periodi siccitosi, frequenti soprattutto nella parte meridionale della sua zona di coltura.
D’altra parte, è necessario che il suolo non si saturi di acqua, specialÂmente durante la stagione invernale. Pertanto tra i più adatti sono i terreni permeabili, ma di tessitura non troppo grossolana né troppo ricchi di scheletro, oppure quelli di medio impasto e profondi, meglio se dotati dei vari elementi nutritivi e cioè di anidride fosforica, potassa e azoto. Quanto al calcare, una volta ritenuto componente importante se non indispensabile nei terreni destinati all’olivo, non sembra che sia sempre necessario, dato che la pianta vegeta rigogliosa anche dove esso manca. II calcare più che un’azione diretta ne ha una indiretta sulla vegetazione, concorrendo a mantenere entro i limiti più confacenti sia la permeabilità che la reazione del terreno. Ma anche per la reazione l’olivo si dimostra assai adattabile: cresce bene sia dove si registra nel terreno una netta acidità sia dove vi è una netta alcalinità .
Però i terreni migliori sono quelli di media consistenza o sciolti, preferiÂbilmente calcarei, non umidi. Eccellenti le terre rosse, le arenarie, i galestri, i calcari.
Occorre, tuttavia, aggiungere che l’olivo è spesso l’unica coltura proficua in terre assai povere, pochissimo profonde od a roccia affiorante, poste in pendio più o meno ripido. Esso è anche uno dei mezzi migliori per sistemare i intensivamente molti terreni declivi, assicurandone la conservazione e la stabilità .
L’aspetto più interessante della capacità d’adattamento dell’olivo è la sua resistenza alla siccità anche quando si protrae per molti mesi. In caso di siccità la pianta reagisce assumendo un habitus xerofitico: i germogli cessano di crescere, si riduce la superficie traspirante con la caduta di una parte delle foglie, gli stomi vengono chiusi e l’acqua delle olive in accrescimento viene riassorbita. In questo modo gli olivi superano indenni le lunghe estati siccitose manifestando una ripresa dell’attività vegetativa solo con le prime piogge a fine estate. Gli stress idrici pregiudicano la produzione.
Le fasi critiche per l’olivo sono il periodo della fioritura e dell’allegagione, l’indurimento del nocciolo e il successivo accrescimento dei frutti: eventuali stress idrici in queste fasi riducono la percentuale di allegagione, provocano cascola estiva delle drupe, scarso accrescimento di quelle rimaste e minore resa in olio delle olive.
In ogni modo si può dire che l’olivo si adatta alla coltura in asciutto anche nelle aree più aride dell’Italia meridionale e insulare in quanto offre una produzione, sia pur minima, anche nelle condizioni più difficili.
L’oliveto più settentrionale attualmente esistente si trova sull’isola di Anglesey, al largo del Galles, nel Regno Unito.