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LAVORAZIONE DEL TERRENO

 

 

 

Lavorazione del terreno

 

Le lavorazioni sono il mezzo più facile per accumulare l‘acqua ne! terreno ed evitarne i disperdimenti; perciò sono indispensabili per l‘olivo che vegeta in territori aridi oppure, nella loro maggioranza, siccitosi e che soltanto in casi eccezionalissimi è irrigato.

I !avori saranno superficiali e mezzani, ma non profondi, estesi a tutta la superficie dell’oliveto specializzato quando l‘intervallo tra !e piante sia minore dei metri dieci.

I lavori profondi (oltre cm 20-25) non sono consigliabili.

In pratica negli oliveti specializzati dell’Italia centra!e un primo lavoro, utile anche per sotterrare I concimi organici e quelli minerali a lento effetto, può venire compiuto al termine dell’inverno, a meno che il terreno non sia argilloso, forte e convenga di migliorarne la struttura sottoponendolo all’azione dei geli e disgeli: allora bisogna ararlo appena raccolte le olive, all’inizio dell’inverno.

In seguito un altro lavoro deve cadere avanti l’antesi e due nel corso dell’estate.

Negli ambienti meridionali meno siccitosi, dove l’olivo è ben coltivato, come in diverse province pugliesi, le lavorazioni sostanzialmente non cam­biano: due arature a circa cm 15, di cui la prima subito dopo il raccolto, ed un paio di sarchiature.

Se l’aridità del clima rende più sfavorevole l’ambiente, il numero dei lavori estivi cresce. Con l‘ultimo di questi, verso l’autunno, si spiana il terreno sotto la chioma delle piante per facilitare la raccolta delle olive che cadono in terra alla maturazione. Poi, dopo il raccolto, con il primo lavoro viene anche provveduto alla sconcatura aprendo una conca circolare pendente verso il ciocco dell’albero e profonda talvolta, presso il tronco, tanto da raggiungere le radici principali. In tal modo viene favorita la raccolta delle precipitazioni invernali. Le conche si colmano con il lavoro primaverile.

Dove l’olivicoltura ha carattere estensivo e poco razionale i lavori si limi­tano ad uno o due e difficilmente interessano tutto il terreno dell’arboreto. La produzione erbacea spontanea che in questo caso si sviluppa viene utiliz­zata con il pascolo degli ovini. Il vantaggio che gli olivi ritraggono dalla concimazione col pecorino non compensa, però, i danni derivanti dai disper­dimenti dell’acqua dovuti alla vegetazione naturale ed all’evaporazione su­perficiale dal terreno rassodato.

Negli oliveti consociati con colture erbacee, sono le esigenze di queste ul­time che regolano le lavorazioni: perciò l’olivo viene a trovarsi in condizioni poco favorevoli. Per migliorarle occorre attuare qualche accorgimento, di cui molto efficaci:

  • la scelta di avvicendamenti in cui si succedono colture di preferenza miglioratrici, non polienni, che svolgono il loro ciclo vegetativo tra I’autunno e la primavera;

  • l’esclusione della coltura erbacea dal terreno sottostante alla chioma degli olivi, così da otte­nere delle aree o strisce dove I lavori possono essere fatti secondo le buone norme.

La consociazione con specie arboree (vite, mandorlo, ecc.) che esigono lavori al terreno simili a quelli adatti all’olivo meglio si confà alle esigenze di questa nostra pianta.

In anni recenti ha incominciato ad essere attuata, come pratica colturale ordinaria, l’irrigazione, già nota da tempo in alcuni paesi stranieri. I risultati che si sono ottenuti sono assai interessanti.

 

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