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LETTERATURA FRANCESE

 

 

ALFRED DE VIGNY (1797 – 1863)

IL MONTE DEGLI ULIVI

Era notte e Gesù, biancovestito

come nel bianco suo lenzuolo un morto,

andava, solo; a piè del monte i suoi

discepoli dormivan tra gli ulivi

che un tetro vento percotea. Gesù

com’essi abbrividendo,

a grandi passi camminava, triste

fino alla morte, l’occhio ottenebrato,

china la fronte, con le braccia al seno

strette come uno che, furtivo, a notte

il mal tolto nasconda; conoscendo

i balzi meglio che una via diritta,

in un luogo che nòmasi Getsèmani

si ferma alfine; con la fronte a terra

si curva, s’inginocchia,

guarda il cielo, chiamando: – Padre mio! –

Ma il cielo è nero e non risponde Iddio.

Stupito allor si leva e a grandi passi

il cammino riprende, brancicando

tra gli ulivi tremanti. Freddo e lento

un sudore di sangue dalla fronte

gli stilla.                                                                  (Luigi Orsini)

 

MOSE’

Mosè, uomo di Dio, si ferma, e, onesto e tardo,

per il vasto orizzonte rivolge un lungo sguardo…

più oltre, in un vallone che l’ombra impallidì,

coronata di ulivi si mostra Neftalì;

tra pianure fiorite che stan superbe e calme,

Gerico s’intravede, la città delle palme.

 

VICTOR HUGO (1802 – 1885)

LA NONNA

“Dormi? O nonna cara svegliati!

Quando dormi le tue labbra paion muoversi

come a continuar le tue preghiere,

ma, stasera, di pietra una madonna sembri:

le labbra immobili, il respiro spento.

Perché così reclinato tieni il capo?

Niente abbiam fatto perché il tuo tenero sguardo non ci segua.

Guarda, la lampada langue, il focolare scintilla e fuma;

se tu non parli qua tutto muore: il fuoco che si spegne,

la lampada e noi due, tuoi nipotini cari.

 

Quando ti sveglierai che dirai trovandoci morti

presso la lampada spenta?…

Dacci nelle nostre le tue mani a riscaldare.

Cantaci le poesie dell’infelice trovatore,

narraci dei cavalieri che, al servizio delle fate,

per fiori portavano dei trofei alle lor dame,

e come grido di guerra alzavano un nome d’amore.

O mostraci la Bibbia, le sue belle immagini,

il cielo d’oro, i santi celestiali, le sante inginocchiate,

il bambinello Gesù, la greppia, il bue e i magi…

Madre! Mio Dio! S’abbassa di continuo la luce della lampada.

L’ombra si muove danzando attorno al nero focolare,

forse i folletti sono entrati dalla cappa del camino…

Su, svegliati! non pregare più.

 

Tu che ci rassicuravi, non puoi ora volerci spaventare.

Dio! Come sono fredde le tue braccia! Apri gli occhi…

Poco fa ci parlavi del mondo dove possono arrivare i nostri passi,

e del cielo e della tomba e della vita che passa;

tu parlavi della morte… ma dicci, o madre nostra,

cos’è la morte… Ah! tu non rispondi!”.

La nuova alba che apparve non risvegliò la nonna.

La campana sferzò l’aria con i suoi tocchi funebri;

e, la sera, un passante, attraverso la porta socchiusa,

vide, davanti al santo libro ed al giaciglio vuoto,

i due piccoli fanciulli in ginocchio a pregare.                           (Paolo Speciale)

 

MAGNITUDO PARVI

Ecco cosa crea la solitudine all’uomo:

gli fa vedere Iddio, glielo svela, glielo chiama;

rende sacra l’oscurità e,

illuminando il pastore che vi s’immerge,

nelle profondità del suo immenso sogno, ti rivela, o verità!…

L’uomo non è che una lampada, ma lei ne fa una stella.

E il pastore diventa, nonostante i suoi stracci,

un mago che,

ai fiori, profumi del tempio, agli alberi, colonne del tempio,

appare, a tratti, incoronato d’una tiara di stelle,

vestito di raggi sfavillanti.                                                        (Paolo Speciale)

 

GERARD DE NERVAL (1808 – 1855)

DELFICA

O Dafne, e tu conosci la melodia d’un tempo:

sotto gli ulivi o i lauri dai cespi tersobianchi,

tra il mirto o il sicomoro o i salici tremanti,

quelle strofe d’amore che riprende nel vento?                   (Emilio Mariano)

 

ALFRED DEMUSSET(1810 – 1857)

A PEPA

Quando è scesa la notte e tu, Pepita, poi

che tua madre è stata a dirti addio,

sotto Ia chiara lampada, svestita

a mezzo, inginocchiata, preghi Iddio.                                    (Gino Regini)

 

THEOPHILE GAUTIER (1811 – 1872)

IL PRIMO SORRISO DELLA PRIMAVERA

Marzo che ride, in suo segreto,

prepara il tempo a Primavera…

Per la vigna e per il verziere

vaga, parrucchiere furtivo:

con piume di cigno leggere

imbrina il mandorlo e l’ulivo.                                              (Romano Palatroni)

 

CHARLES BAUDELAIRE (1821 – 1867)

ASSAI LONTANO DI QUI

E’ laggiù la sacra capanna

dove quella fanciulla tutta adorna,

tranquilla e sempre pronta,

sventolandosi i seni con la mano

e col gomito poggiato sui cuscini,

ascolta piangere fontane…

La pelle delicata è strofinata

dall’alto in basso, con gran cura,

d’olio profumato e benzoino.

In un angolo impallidiscono dei fiori.

 

IL RINNEGAMENTO DI SAN PIETRO

Gesù, ricordati dell’Orto degli Ulivi!

Tu pregavi in ginocchio, nella tua semplicità,

quello che nel cielo rideva al suono dei chiodi

che ignobili carnefici ti piantavano nelle carni vive.

A che pensavi?

 

Pensavi forse a quei giorni così fulgidi e belli,

quando venuto per adempiere la promessa eterna

percorrevi, in groppa a un’umile asina,

strade sparse di fiori e ramoscelli?

 

DONNE DANNATE

Al pallido chiarore di lampade languenti,

su profondi cuscini impregnati di profumi,

Ippolita pensava alle carezze forti

che aprivano il velo del suo giovane candore.

 

VII

Ha solo vent’anni, ma i seni già cadenti…

benché spesso non ha neanche un soldo

per strigliarsi la carne ed ungersi Ie spalle,

Ia lecco in silenzio con maggior fervore

di quanto Maddalena in fuoco i piedi al Salvatore.

 

FREDERIC MISTRAL (1830- 1914)

LA RACCOLTA DELLE OLIVE

L’aria che si raffredda, il biancheggiar del mare

mi dicon che all’inverno ormai son giunto anch’io.

Ora in fretta mi tocca le mie olive ammucchiare

o offrime l’olio puro all’altar del buon Dio.                             (Diego Valeri)

 

ALPHONSE DAUDET (1840 – 1897)

IL FARO DELLE ISOLE SANGUINARIE

Immaginate una gigantesca lampada carcel179 a sei file di lucignoli attorno alla quale ruotano lentamente le pareti della lanterna, le une con grandi lenti di cristallo, Ie altre aperte su una vetrata fissa che mette al riparo del vento le fiamme della lampada. Ero stupefatto! I rami, gli stagni, i riflettori di metallo bianco, i muri di cristallo convesso, giranti in grandi cerchi bluastri, tutto questo sfolgorio, tutti questi riflettori di luce, mi davano un senso di vertigi­ne. Tuttavia, a poco a poco, i miei occhi andavano abituandosi tanto che mi ritrovai seduto ai piedi della lanterna di fianco al guardiano che leggeva a voce alta, per timore d’addormentarsi, il suo Plutarco…

Fuori il nero assoluto, l’abisso. Sul piccolo balcone che gira attorno ai vetri del faro, il vento corre some un folle, urlando. Il faro scricchiola, il mare mugghia…

Dentro la lanterna, scintillante e calda, nient’altro che il crepitio della fiam­ma, lo sgocciolare dell’olio, l’annaspare della catena e la voce monotona che declama la vita di Demetrio di Falero.                    (Paolo Speciale)

 

STEPHANE MALLARME’ (1842- 1898)

BREZZA MARINA

Ho letto tutti i libri…

Laggiù, laggiù, fuggire…

Nulla! Ne i parchi antichi, riflessi dagli aneli

occhi, potran tenere questo mio cuore, infuso

nel vasto mare, o notti; né il chiaror fioco, effuso

dalla deserta lampada sulla pagina vuota,

protetta dal candore…

lo, partirò. Partire!                                                 (Vincenzo Ferrante)

 

ARTHUR RIMBAUD (1854 – 1891)

Nella poesia “L’Homme Juste” il poeta chiama Gesù “Pleureur des Oliviers!”.

Nell’ultimo dei sonetti “Les stupra”, scritti in collaborazione con Verlaine,

 “c’est l’olive pâmée” tra le attrattive femminili.

 

LOUIS LE CARDONNEL (1862 – 1936)

ASSISI

Città ove il passato si prolunga severo…

Basta, o calma Assisi, al tuo pensoso ospite,

ammirare i tuoi colli pieni di ulivi selvaggi,

qua e là sormontati da un bosso, oscuro e cupo.          (Enea Balmas)

 

JEAN COCTEAU (1889 – 1963)

CAPELLI GRIGI

Capelli grigi: un giovane li porta

e più vivi in lui fanno sguardo e cera.

Provo una gioia della stessa sorta, ulivi,

se vi vedo a primavera.

 

Il mare con la sua fresca saliva

impregnò il suolo della greca sponda,

perché quel frutto ambiguo, l’uliva,

in sé Cibele e Venere confonda.

 

Sole io sono d’inverno, ed a me piace

la vostra adolescenza incanutita.

Come voi sulla nuda rosa giace

la mia fronte di cenere fiorita.

 

JACQUES PREVERT (1900 – 1977)

SOLE DI MARZO

Arance degli aranceti

limoni dei limoneti

olive degli uliveti

rovi dei roveti

misteri fastosi d’ogni giono.

 

VIGNETTA PER I VIGNAIOLI

E’ festa

L’albero del pepe porta il suo pepe

il mare invia le sue spigole arrosto

e i vecchi ulivi molto allegri

gettano il loro olio sul fuoco d’artificio

di questa semplice festa

con tutta semplicità.

 

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