
PIOMBATURA o Cercosporiosi (Mycocentrospora cladosporioides)
Mycocentrospora cladosporioides è un fungo ascomicete parassita delle piante.
Provoca la piombatura dell’olivo.
Questa malattia attacca l’olivo con differente intensità nelle diverse aree di coltivazione, anche se negli ultimi anni si rileva una maggiore pressione del fungo, tale da interessare aree sempre più estese, con danni di un certo rilievo.
Le infezioni interessano essenzialmente le foglie, ma sono note anche infezioni sui piccioli delle foglie con formazione di macchie grigie, sui peduncoli delle drupe manifestando tratti necrotici e sulle drupe con formazione di chiazze rosso-bruno simili ad un inizio del processo di invaiatura. In alcuni casi si riscontrano anche infezioni su giovani rametti con presenza di aree fuligginose, grigie di forma ed estensione variabile.
Sulle foglie i sintomi dell’attacco si manifestano sulla pagina inferiore sotto forma di macchie irregolari di colore grigio piombo e possono esser confuse con una forma lieve di fumaggine. Sulla nuova vegetazione, le infezioni si evidenziano sulle foglie più basali a fine agosto – inizio settembre e, successivamente (ottobre – novembre), vanno ad interessare, in maniera progressiva, le altre foglie più apicali del rametto e possono proseguire anche durante l’inverno, al verificarsi di temperature miti ed elevate umidità.
L’infezione avviene quindi di norma nella tarda primavera, mentre i sintomi si manifestano da agosto all’autunno inoltrato. Talvolta è confondibile con attacchi lievi di fumaggine, ma è riconoscibile dalla presenza di piccoli puntini neri.

Nella maggior parte dei casi le infezioni avvengono, per trasmissione da foglie infette a foglie sane, direttamente, senza la necessità che si abbia un periodo di vita saprofitaria del fungo su foglie cadute al suolo. Il fungo si posiziona inizialmente in superficie, poi penetra nell’interno della foglia, sia attraverso aperture naturali (stomi), che attraverso ferite occasionali. Le ife del fungo, successivamente invadono l’intera foglia in tutte ha sue zone determinando l’ingiallimento delle stesse. Nelle fasi iniziali dell’attacco la distinzione delle foglie infette da quelle sane è difficile; solo un attento esame può riuscire a identificare la presenza del fungo che si manifesta con piccoli puntini neri. Le forme di riproduzione e di diffusione, quali i conidi, si possono formare anche in tempi brevi (12-15 giorni) se le condizioni sono favorevoli.
In fase di quiescenza il fungo è in grado di produrre dei corpi scleroziali che ne consentono ha conservazione nel tempo.
Sulle foglie cadute al suolo il fungo continua la sua attività mantenendosi vitale, in condizioni di umidità e temperatura favorevoli. Le foglie interessate dal fungo iniziano ad ingiallirsi in modo progressivo partendo dalla zona primaria dell’infezione fino ad interessare l’intera foglia.
Le stesse cadono precocemente, ma nella generalità dei casi la filloptosi non compromette, se non in casi di elevato attacco, la funzionalità vegetativa e produttiva della pianta.
Gli studi su tale malattia hanno identificato nel periodo fine primavera il verificarsi delle infezioni sulla vegetazione dell’annata e nel periodo estate inizio autunno la manifestazione dei sintomi, che, oltre alle foglie, possono interessare anche i frutti con lesioni di grandezza e colore variabile in funzione della varietà.
Lotta
Eventuali interventi di controllo, necessari in caso non fossero già fatti per il controllo dell”occhio di pavone”, vanno effettuati in primavera, eventualmente proseguendoli anche durante l’estate e, in caso se ne rilevi la presenza sulle foglie più apicali, è necessario proseguire gli interventi anche nel periodo autunnale. La maggiore efficacia d’intervento si registra con prodotti rameici (ossicloruri).
Lotta in coltivazione biologica
Valgono le raccomandazioni di carattere agronomico (razionali potature, equilibrate concimazioni) e l’attenzione sulla suscettibilità delle cultivar al patogeno: sono suscettibili le cv Frantoio, Moraiolo, Rosciola, Ogliarola, Moresca, meno suscettibili risultano essere Tonda lblea, Nocellara etnea, Leccino. I sali rameici sono ammessi per i trattamenti.