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SISTEMA AEREO

 

 

Il fusto. – Nel fusto dell’olivo si distinguono una parte inferiore, di so­lito sotterranea, detta pedale, ciocco, ceppo, ceppaia, ed una parte superiore, che dal pedale arriva alle branche, chiamata tronco.

Il pedale nelle piante giovani non si differenzia all’aspetto dal tronco, ma nelle piante adulte ha la forma di un tronco di cono alla base assai più largo che nella parte superiore.

Dal pedale partono, inferiormente e di lato, poche grosse radici, mentre superiormente si sviluppa il tronco. La superficie del ciocco è molto irregolare e spesso è percorsa in senso Ion­gitudinale da rilievi, più o meno accentuati, che continuano lungo il tronco e le grosse branche, detti corde o costoloni.

Dalla parte superiore ed esterna del pedale si sviluppano i polloni, i quali vengono recisi con la potatura, a meno che non siano allevati per sostituire la parte aerea in deperimento.

Il pedale non di rado, invece di essere interrato, sporge più o meno dal livello del suolo per effetto soprattutto dell’azione erosiva delle acque scor­renti sul terreno.

 

Il tronco, partendo dal pedale, si eleva fino a ripartirsi nelle branche. Il tronco negli olivi giovani è leggermente conico, a sezione circolare; negli olivi adulti è più o meno irregolare, contorto, gibboso, a causa del diverso accrescimento delle varie parti periferiche.

Lungo il tronco, come si è già ricordato, corrono dal pedale verso l’alto le corde o costoloni.

Anche sul tronco si sviluppano, come sul pedale, delle iperplasie che contribuiscono ad alterarne la regolarità della forma. Spesso, inoltre, per effetto di attacchi fungini, sui quali torneremo in seguito, il legno dell’olivo si altera profondamente: il malanno, noto col nome di carie o lupa, si cura asportando, con un lavoro detto di slupatura, tutte le parti colpite, così che i tronchi ne risultano svuotati ed anche sezionati longitudinalmente in più parti, le quali continuano a vegetare.

Pertanto l’olivo prende un aspetto tipico, che non s’incontra in altre piante arboree.

 

La chioma. – La chioma dell’olivo è formata da branche, rami  e germogli.

La forma della chioma nelle piante lasciate nelle condizioni naturali tende ad essere dapprima conica e poi globulare; ma nelle piante coltivate la forma è in rapporto con i criteri di potatura che vengono adottati: quindi può presentarsi a globo o a vaso oppure in altro modo ancora.

 

La foglia. – La foglia dell’olivo ha picciolo piuttosto corto e lamina lan­ceolata, intera, piatta, con i margini un poco ricurvi verso la pagina inferiore ed una nervatura centrale evidente che termina con un mucrone. La pagina superiore della foglia a completo sviluppo è liscia, verde-grigia, lucente, mentre la pagina inferiore è di colore biancastro ed ha quasi l’aspetto di un feltro a causa dei numerosissimi peli stellati che vi sono distribuiti. Questi peli, formati di un peduncolo e di un capolino pluricellulare limitano la tra­spirazione e proteggono la pianta dagli squilibri che possono produrre gli eccessi di luce e gli sbalzi di temperatura.

Le foglie sono opposte; le coppie nel ramo sono situate in piani tra loro perpendicolari.

L’olivo è pianta sempreverde: in­fatti le foglie restano sui rami oltre un anno e talvolta anche due anni. Esse cominciano a spuntare all’inizio della ripresa vegetativa primaverile e continuano a formarsi, man mano che si sviluppano i rami, fino all’autunno. Quelle stesse foglie incominciano a cadere nell’anno che segue, dopo che si è iniziata la nuova fogliazione. Può darsi, tuttavia, che avversità climati­che o parassitarie provochino una caduta anticipata di foglie spogliando più o meno la pianta della sua vegeta­zione.

 

Le gemme. – Le gemme dell’olivo si distinguono in gemme a legno, gemme a fiore e gemme miste.

Nell’olivo, come in altre piante, trascorre un periodo di tempo diverso prima che le gemme entrino in vegetazione secondo che esse siano ibernanti, latenti o pronte.

La differenziazione delle gemme incomincia soltanto pochi giorni (10 o 15) dopo il risveglio vegetativo primaverile.

 

Il fiore. – I fiori dell’olivo sono riuniti in una infiorescenza ascellare a grappolo detta mignola o migna donde i termini di mignolatura e mignolare per indicarne l’emissione.

I fiori si trovano su ramificazioni secondarie dell’asse dell’infiorescenza, ma talvolta anche su ramificazioni di terzo ordine, oppure sono direttamente inseriti sull’asse principale.

Il colore dell’infiorescenza è dapprima verdo­gnolo e poi diviene bianco-giallastro, con toni di tinta diversi per ciascuna varietà. Anche i caratteri delle mignole (forma, lunghezza, modo di rag­grupparsi dei fiori, dimensioni dei fiori, ecc.) differiscono da pianta a pianta e più limitatamente nella stessa pianta.

Il numero dei fiori di ogni mignola oscilla da poche unità a qualche decina.

Le infiorescenze che derivano dallo sviluppo delle gemme miste sono, però, alquanto diverse da quelle ora descritte e prodotte dalle gemme a fiore. La gemma mista dà origine ad un germoglio portante delle foglie normali alla cui ascella sboccia un’infiorescenza di solito piuttosto piccola.

L’emissione dei fiori si ha di norma dai rami che si sono formati nell’anno precedente; però non mancano delle eccezioni, come la fioritura sui rami di due anni e, ancor più di rado, di tre anni, oppure la fioritura, già ricordata, sui germogli normali che si sono appena sviluppati.

 

L’apertura dei fiori non avviene simultaneamente in ciascuna infiorescenza e così le infiorescenze di uno stesso ramo e di una stessa pianta spuntano in tempi successivi: la mignolatura continua per circa due mesi. Si ritiene che quanto più la mignolatura è precoce tanto maggiore sia la probabilità di un buon raccolto, ammesso che non sopravvengano avversità climatiche nel periodo successivo di vegetazione.

E’necessario ricordare che il numero di fiori è assai elevato e di gran lunga superiore al numero dei frutti che si raccoglieranno, perché, anche se la stagione corre favorevole, molti fattori influiscono sull’allegagione e sull’accrescimento dei frutti ostacolandoli e frequenti sono le anomalie del fiore: tra queste ha particolare importanza il deficiente sviluppo o l’assenza totale dell’ovario, detto aborto parziale o totale, che in certe varietà interessa una percentuale assai alta di fiori.

Il fiore dell’olivo è ermafrodito: i suoi organi sessuali maturano di solito contemporaneamente e il polline prodotto dalle due antere può raggiungere con facilità lo stigma: ma tuttavia molte varietà di olivo sono autosterili od autoincompatibili. Quindi nell’olivo la fecondazione è di preferenza allogama; l‘impollinazione è anemofila.

 

II frutto. – Avvenuta la fecondazione, incomincia l’ingrossamento dell’ova­rio, che a poco a poco assume la forma, le dimensioni e la struttura tipiche del frutto dell’olivo: cioè una drupa liscia, ovoidale o sferica, in genere piccola, costituita di epicarpo, mesocarpo, endocarpo che contiene la mandorla o seme.

L’epicarpo, cioè l’epidermide del frutto, è rivestito di cuticola e presenta un colore verde-scuro che all’inizio dell’autunno incomincia a mutare (invaiatura) per divenire quello tipico della varietà, rossiccio, nero-violaceo o nero-cupo lucido.

Il mesocarpo, o polpa, è formato in prevalenza di cellule parenchimatiche nelle quali durante l’estate si vengono accumulando goccioline d’olio.

L’endocarpo, detto comunemente nocciolo, racchiude nell’interno il seme: esso assume nel corso della maturazione dell’oliva una notevole durezza e presenta caratteristiche tipiche per ogni varietà.

La mandorla o seme è formata da un tegumento, dall’endosperma e dall’embrione, che è ovale, con una radichetta e i cotiledoni ben distinti. Non è raro, anzi in certe varietà accade abbastanza di frequente, che la drupa sia priva di seme.

Assai bassa è la percentuale dei frutti che arrivano a maturazione ri­spetto al numero dei fiori sbocciati sulla pianta: di solito è compresa tra l’1 e il 3%. Ogni mignola porta soltanto 1 o 2 drupe, raramente di più.

La caduta o cascola dei fiori e quella dei frutticini in via di maturazione è nell’olivo assai più accentuata che nelle piante da frutto e, pur variando d’intensità secondo la razza, l’ambiente e i metodi colturali, essa ha un forte peso sulla produzione.

La cascola, che è soprattutto assai alta nelle piccole drupe, è determi­nata in prevalenza da cause naturali (mancata fecondazione, inadeguato anda­mento dell’umidità dell’aria e del terreno, insufficiente nutrizione, attacchi parassitari, ecc.): quindi essa si può ridurre, ma non eliminare del tutto, attuando alcuni accorgimenti come, ad esempio, le pratiche atte a rinvigorire le piante e la consociazione di varietà buone impollinatrici alle varietà autosterili.

 

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