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XYLELLA FASTIDIOSA

 

 

E’ un batterio Gram negativo della classe ammaproteobacteria, famiglia delle Xanthomonadaceae, che vive e si riproduce all’interno dell’apparato conduttore della linfa grezza (i cosiddetti vasi xilematici, portatori di acqua e Sali minerali). X. fastidiosa è in grado di indurre pesantissime alterazioni alla pianta ospite, spesso letali. Con queste caratteristiche, il microrganismo è noto per i gravi danni che è in grado di arrecare a varie coltivazioni agricole, essendo all’origine della malattia di Pierce nella vite, della clorosi variegata (CVC) degli agrumi in brasile.

Il batterio, di difficile isolamento, è a crescita molto lenta in coltura axenica.

Inoltre, una sottospecie di X. fastidiosa è all’origine del Complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO), una gravissima fitopatologia che ha fatto la sua comparsa nell’agricoltura italiana a partire dagli anni 2008/2010, colpendo in modo pesante gli appezzamenti olivicoli del Salento.

La distribuzione geografica dell’agente patogeno e delle patologie correlate interessa soprattutto paesi del continente americano, dove è stato a lungo confinato: Stati Uniti, messico, Costa Rica, Venezuela, argentina, Brasile, Perù. In sud america, ad esempio, la subspecie pauca, responsabile della clorosi variegata degli agrumi (CVC), sta devastando dal 1994 gli agrumeti brasiliani.

Esistono rare segnalazioni di una presenza isolata in Asia (a Taiwan), dove il batterio ha fatto la sua prima comparsa fuori dalle Americhe nel 1994 e poi negli anni 2010. Dalla fine degli anni 2010, Xylella fastidiosa (spp. pauca) è segnalata anche in Italia (prima notizia di una presenza in Europa e negli altri paesi EPPO), con infestazioni a partire dagli oliveti del salento occidentale e dell’entroterra di Gallipoli.

Per quanto riguarda l’Europa. prima dell’individuazione in Salento, era stata segnalata un’intercettazione del batterio su vegetali d’importazione in Francia (pesco e piante di caffè), senza che vi abbia fatto seguito un insediamento, mentre non hanno ricevuto conferma segnalazioni circa una presenza in Kosovo.

Risale all’ottobre 2014 un’intercettazione dell’infezione nei Paesi Bassi, su piante ornamentali di caffè importate dalla Costa Rica. X.fastidiosa è un batterio altamente polifago, segnalato come agente infettante su un’ampia gamma di piante ospiti (oltre un centinaio), con varie epidemiologie e manifestazioni di patogenicità, ma, a volte, senza dar luogo a sintomi.

L’attacco di batteri Xylella è stato rilevato in piante da frutto di grande interesse agro-economico appartenenti al genere Vitis (Vitis vinifera), al genere  Citrus, mandorlo, il pesco, caffè, l’oleandro, il pero asiatico, nell’avoado, nel mirtillo, prugno, mirabolano.

Sono rarissime, invece, in letteratura scientifica, segnalazioni riguardanti l’olivo (Olea europaea) come pianta ospite (solo altre due, all’aprile 2015): alcuni studi in merito, pubblicati nel 2014 da Krugner et al., sono stati condotti in California meridionale dopo segnalazioni su un incremento di mortalità di ulivi nell’area di Los Angeles. In quel caso, sebbene Xylella fastidiosa spp. multiplex sia stata spesso rinvenuta in ulivi che mostravano segni di deperimento di foglie e rami, non si è riusciti pienamente a dimostrarne la patogenicità sull’olivo. Un’altra segnalazione, proveniente dall’Argentina, riguarda X. fastidiosa ssp. pauca e riporta “manifestazioni sintomatologiche non dissimili” da quelle dell’infezione salentina: il ritrovamento, non giunto a pubblicazione scientifica nell’aprile 2015, è oggetto di una comunicazione personale di María Laura Otero al prof. Giovanni Paolo Martelli dell’Università di Bari. Il ritrovamento argentino riguarda la città di Còrdoba e il nord della provincia di La Rioja, su impianti di età superiore a 50 anni della varietà autoctona locale “Arauco”. I sintomi rilevati sono lento decadimento, colorazione verde-opaca, perdite parziali e morte rapida di germogli e rami.

Danni e sintomi

Il batterio è causa di gravi malattie in piante di interesse agricolo e ortofrutticolo (agrumi, pero, melo, olivo), ma anche in essenze arboreo-arbustive di interesse forestale (inclusa la quercia e l’oleandro) e in piante ornamentali.

 

Quando una pianta s’infetta, i batteri portano alla formazione di un gel nello xilema, ostruendo il flusso dell’acqua attraverso i vasi linfatici della stessa e bloccando la sua nutrizione.

I sintomi tipici e più frequenti riconducibili alle infezioni da Xylella fastidiosa sono i disseccamenti più o meno estesi a carico del lembo foliare (bruscatura): il disseccamento interessa dapprima rami isolati della chioma e poi intere branche o l’intera pianta. Altri sintomi sono il ridotto accrescimento di rami e germogli, gli imbrunimenti interni del legno a diversi livelli dei rami più giovani, delle branche e del fusto.

La prossimità tra vigneti e agrumeti accentua la minaccia, perché gli agrumi non sono soltanto un ospite per le uova dell’Homalodisca vitripennis, ma anche un importante rifugio di svernamento per l’insetto.

A causa della sua spiccata nocività, X. fastidiosa è un organismo classificato come “patogeno da quarantena” nella lista A1 della European and mediterranean Plant Protection Organization (EPPO) fin dal 1981. Per la sua devastante attitudine planticida, ogni segnalazione della sua presenza sul territorio della Comunità Europea obbliga lo stato membro all’adozione di drastiche misure di eradicazione e contenimento, in base alla direttiva europea 2000/29/CE.

Il ritrovamento del patogeno da quarantena Xylella fastidiosa su piante di olivo e altre specie coltivate, ornamentali e spontanee ha determinato notevoli criticità per la gestione di questa emergenza fitosanitaria unica per la sua specificità.

La specie vegetale più importante coinvolta è l’olivo, interessato oltre che dal batterio anche da altri agenti parassitari che hanno ulteriormente aggravato il quadro fitosanitario.

La distribuzione di X. fastidiosa sembra essere legata anche a vincoli climatici, che interessano essenzialmente i suoi vettori.

 

Attualmente, del genere Xylella si conosce una sola specie (Xylella fastidiosa), con quattro sottospecie differenziabili a livello genetico e per il diverso comportamento biologico (gamma d’ospiti):

  • X. fastidiosa fastidiosa: vi appartengono ceppi responsabili della malattia di Pierce sulla vite, ma in grado di infettare anche il mandorlo, l’acero, , il ciliegio, la ginestra e l’erba medica; è presente anche un ceppo che provoca malattie su Cercis occidentalis.

  • X. fastidiosa sub. sandyi: ceppi responsabili della bruciatura delle foglie di oleandro e di altre malattie delle belle di giorno della Jaranda e della magnolia.

  • X. fastidiosa sub. multiplex: ceppi responsabili del mal di pennacchio del pesco e di alcune malattie del susino, del platano, dell’olmo, della specie di vite Vitis aestivalis, degli alberi ornamentali del genere liquidambar, del fossile vivente Ginkgo in Giappone e del mirto (Lagerstroemia indica); è presente un ceppo che innesca altre malattie sul mandorlo; inoltre, la sottospecie multiplex è stata rinvenuta anche su circa il 17% di un campione di esemplari di ulivi della California meridionale che mostravano segni di bruciatura foliare o deperimento di rami. Lo studio ha dimostrato che X. fastidiosa non è causa di patologie sugli olivi californiani ma che l’ulivo può contribuire all’epidemiologia del batterio come fungendo da ospite alternativo (sebbene sub-ottimale) o offrendo rifugio agli insetti vettori per sfuggire alle campagne di trattamento insetticida condotte su vasta scala negli agrumeti, quale metodo elettivo per il controllo delle popolazioni di Homalodisca vitripennis e, indirettamente, dell’epidemiologia della malattia di Pierce sulla vite.

  • X. fastidiosa sub. pauca. Vi appartengono ceppi in grado di attaccare gli agrumi e piante del caffè. Appartiene a questa sottospecie anche il ceppo CoDiRO (codificato come ST53), distinto dagli altri per profilo genetico e per pianta ospite: associato al Complesso del disseccamento rapido dell’olivo, si è mostrato in grado di attaccare gli ulivi nel Salento ma non il genere Citrus e la vite).

Una quinta subspecie (X. fastidiosa subsp. tashke) è stata proposta, ma non ancora riconosciuta, per classificare l’isolato che infetta Chitalpatash kentensis.

Più recentemente una nuova sottospecie potrebbe essere rappresentata da un ceppo batterico con importanti caratteristiche molecolari differenziali, trovata su pero a Taiwan.

In Puglia la presenza della Xylella fastidiosa allo stato attuale è confinata nella sola provincia di Lecce come riportato nella mappa.

I danni determinati sono a carico del legno, floema e xilema con occlusione dei vasi linfatici della pianta. Tale quadro sintomatologico ha fornito la base per definire l’emergenza “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO)“.

Sono stati, infatti, associati a tale complesso:

  • il lepidottero noto come “Rodilegno giallo” (Zeuzera pyrina);

  • funghi patogeni lignicoli appartenenti a diversi generi (Phaeoacremonium e Phaeomoniella).

 

Complesso del disseccamento rapido dell’ulivo (CoDiRO)

La malattia identificata come Complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO) colpisce le piante di ulivo con un complesso di sintomi strettamente associati all’omonimo ceppo della sottospecie pauca, che svolge un ruolo chiave nel causare la patologia, mentre è solo marginale, come aggravante della patologia (soprattutto negli esemplari più vecchi), il ruolo svolto da altri fattori, spesso concomitanti, come gli attacchi da larve della falena leopardo (Zeuzera Pyrina) e infezioni micotiche di alcune specie fungine.

La sintomatologia colpisce con particolare gravità gli esemplari più vetusti, con totale disseccamento degli ulivi secolari, mentre su piante più giovani l’alterazione si limita, spesso, a disseccamenti terminali che, in base alle osservazioni disponibili al 2015, non sembrano innescare il declino generalizzato dell’intera pianta.

Sviluppo dell’evento patologico

Focolai puntiformi molto virulenti del Complesso del disseccamento rapido dell’olivo sono segnalati su ulivi in tutto il salento e nella provincia di Lecce, con centinaia di impianti già appassiti e morti.

Il fenomeno ha iniziato a manifestarsi nel 2009/2010 nell’entroterra di Gallipoli e nella parte occidentale della penisola salentina. L’estensione dei focolai in Puglia è stata aggravata dalle condizioni climatiche dell’inverno 2013-2014, la cui particolare mitezza non è stata in grado di compiere un abbattimento di massa del vettore sufficiente a contenere la diffusione dell’infezione. Al 2015, infatti, alla distribuzione puntiforme dei focolai della provincia di Lecce se ne è aggiunto anche uno in provincia di Bari, nel comune di Oria, che attesta il travalicamento a nord dei precedenti limiti territoriali.

Ceppo CoDiRO

Il ceppo gemello dell’agente presente in Italia (codificato come ST53) è stato individuato in Costa Rica sull’oleandro, sul mango, sulla noce macadamia, e sul caffè: l’ipotesi di un collegamento tra l’insorgenza del CoDiRO e le importazioni nel Salento di essenze florovivaistiche costaricane, già avanzata dai virologi del CNR di Bari, è stata corroborata dall’individuazione dell’infezione, nei Paesi Bassi, su piante ornamentali di caffè in transito importate dalla Costa Rica nell’ottobre 2014, e sul caffè. La mancanza di mutazioni genetiche locali fa ritenere improbabile, invece, un adattamento evolutivo avvenuto nel Salento.

 

I principali vettori sono le specie della famiglia Aphrophoridae (il cui nome comune, “sputacchine”, rimanda alla schiuma bianca, simile alla saliva di uno sputo, in cui vivono immersi gli esemplari in fase giovanile), in particolare la specie Philaenus spumarius, nota come sputacchina media”, specie molto diffusa in Europa e presente con dense popolazioni nella provincia di Lecce, dove ne è stata accertata scientificamente l’efficienza e l’efficacia come vettore del batterio.

Piante ospiti del ceppo CoDiRO

Oltre all’olivo, il ceppo CoDiRO è stato rinvenuto in molte altre piante ospiti (circa una quindicina, al mese di marzo 2015): mandorlo, ciliegio, oleandro, vinca minor, Polygala myrtifolia, Westringia fruticosa, Acacia saligna, Sparttium junceum. In condizioni sperimentali ne è stata accertata la suscettibilità anche per Catharanthus roseus (Vinca rosea), mirto, rosmarino, alaterno.

Nell’areale di infezione del Salento il ceppo CoDiRO non sembra affliggere, invece, gli agrumi, nonostante la consociazione di tali piante con colture ed esemplari di olivo con gravi infezioni da Xylella fastidiosa. L’alta polifagia del batterio, già conclamata, fa presagire un possibile ampliamento della platea di specie ospiti, con variazione nell’epidemiologia e nelle manifestazioni della sua patogenicità.

Iniziative di contenimento

L’espansione dei focolai del CoDiRO nel Salento, anche oltre i confini della provincia di Lecce, ha spinto all’adozione di politiche di contrasto con un programma teso all’eradicazione del batterio Xylella. Al marzo 2015, tuttavia, a distanza di anni dalle prime manifestazioni, lo sviluppo dei focolai e l’espansione del batterio in una quindicina di specie diverse hanno reso non più raggiungibile l’obbiettivo di eradicazione di Xylella nella provincia di Lecce, lasciando aperta la sola possibilità di un suo contenimento, mentre rimane perseguibile un suo contenimento nel Salento, dove ormai la sua presenza è da considerarsi irreversibile.

Le misure di contenimento prevedono l’istituzione di fasce geografiche differenziate per intensità delle misure di estirpazione delle piante malate e, in via precauzionale, di quelle sane che si trovino a una certa prossimità con i focolai. Sono necessarie anche restrizioni alla libera circolazione di 150 specie florovivaistiche prodotte in Puglia e restrizioni in ingresso alle importazioni in Europa di piante vive suscettibili alla Xylella provenienti da alcuni paesi extra-europei, tra cui Honduras e Costa Rica.

MISURE DA ADOTTARE

L’evento fitosanitario che si sta verificando nella provincia di Lecce, alla luce delle ultime acquisizioni tecniche, scientifiche e dei risultati delle analisi effettuate dai laboratori abilitati, ha messo in evidenza una situazione fitosanitaria piuttosto complessa per i differenti fattori coinvolti.

Una maggiore importanza è stata data al quadro fitopatologico per le infezioni della X. fastidiosa, per l’elevata dannosità che può determinare e per l’obbligo di adottare le misure da quarantena imposte dalle norme internazionali, comunitarie, nazionali e regionali.

I criteri generali stabiliti per la gestione dei parassiti da quarantena, infatti, impongono l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie in grado di contribuire ad eradicare ed evitare la diffusione del batterio.

La complessità di questa emergenza verificatesi nella provincia di Lecce, impone la necessità di focalizzare l’attenzione sull’attuazione di misure da porre in essere e di tutti i possibili interventi fitosanitari diretti, compresa l’attuazione di pratiche agronomiche, da intensificare rispetto alla normale conduzione di buone pratiche agricole, previste nella condizionalità.

 

MISURE AGRONOMICHE

La condizionalità stabilisce che le aziende agricole devono rispettare le buone pratiche agricole per assicurare un corretta conduzione vegetativa delle piante. L’emergenza in atto, a seguito delle infezioni di X. fastidiosa e della diffusa presenza del CoDiRO, pone la necessità di adottare misure agronomiche aggiuntive, al fine di contrastarne l’ulteriore diffusione e di migliorare lo stato vegetativo delle piante.

 

Gestione del suolo

La gestione del suolo negli areali leccesi, caratterizzati da clima caldo-arido e da uno scarsissimo contenuto di sostanza organica, attraverso lavorazioni superficiali che mantengano quanto più inalterato l’habitat naturale deve assicurare il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

  • ridurre le perdite di acqua per evaporazione da parte del terreno e migliorare la conservazione delle risorse idriche e, di conseguenza, lo stato vegetativo della pianta;

  • aumentare la macroporosità del terreno per migliorarne la capacità di accumulo dell’acqua;

  • favorire un maggiore arieggiamento del terreno;

  • mantenere il terreno libero da erbe infestanti le quali, oltre a determinare fenomeni di competizione alimentare con la coltura, ospitano insetti potenzialmente vettori di fastidiosa. In alternativa alla lavorazione, il controllo delle erbe infestanti può essere effettuato anche mediante trinciatura.

  • interrare concimi fosfatici e potassici e la sostanza organica prodotta nell’oliveto.

Potatura

La potatura rappresenta una delle maggiori criticità tecniche per l’olivicoltura salentina ed è probabilmente tra i fattori predisponenti alla diffusione dei vettori e degli agenti patogeni associati al complesso del disseccamento rapido dell’olivo.

Pertanto, è necessario effettuare periodiche potature (possibilmente con cadenza biennale), per

favorire un maggiore arieggiamento della pianta, migliorare il suo stato vegetativo, mantenere ed ostacolare lo sviluppo di avversità parassitarie.

Non bisogna dimenticare che l’olivo ha bisogno di molta luce e non riesce a svilupparsi in modo ottimale quando la chioma è soggetta ad un eccessivo ombreggiamento.

Attraverso le operazioni di potatura, è possibile individuare ed eliminare le parti di pianta disseccate o danneggiate da parassiti o avversità climatiche comprese quelle associabili alla X. fastidiosa e ad altri agenti parassitari del CoDiRO.

È buona norma evitare, in qualunque periodo, di potare nei giorni immediatamente successivi a eventi piovosi, quando tutti i funghi responsabili di alterazioni xilematiche o di disseccamenti rameali, mostrano un incremento della produzione di conidi e corpi fruttiferi aumentando notevolmente la quantità di inoculo, e quindi il pericolo di nuove infezioni.

Entro poche ore dal taglio, le ferite di potatura delle grosse branche devono essere protette con mastici protettivi. La protezione delle ferite da taglio consente anche di impedire la penetrazione delle larve degli insetti xilofagi come la Zeuzera pyrina. Ove necessario si può ricorrere a un trattamento con atomizzatore, utilizzando formulati rameici.

Gli attrezzi impiegati per il taglio devono essere disinfettati con ipoclorito di sodio o con sali quaternari d’ammonio prima del loro riutilizzo.

L’uso della potatura quale intervento per risanare la pianta dal rodilegno giallo o dai funghi lignicoli, può costituire una pratica che consente di ottenere buoni risultati di ripresa delle piante parassitizzate.

 

Sono ancora da confermare gli eventuali effetti positivi che si possono trarre potando immediatamente le parti di piante infette da X. fastidiosa. In diversi casi gli olivicoltori hanno effettuato drastiche potature, su olivi infetti, con l’obiettivo di riformare la chioma sfruttando la capacità pollonifera dell’olivo.

Tuttavia, dalle osservazioni effettuate è stato costatato che le piante reagiscono emettendo nuovi

germogli, ma dopo alcuni mesi, gli stessi disseccano e successivamente il disseccamento si estendono alla branca e poi all’intera pianta.

Come accertato da ricerche scientifiche, infatti, il batterio, pur se lentamente, è in grado di spostarsi nei vasi xilematici anche in senso basipeto, per cui, anche se l’infezione avviene nella parte alta della chioma, il batterio ripercorre i vasi xilematici e giunge nella parte bassa della pianta e infetta anche i nuovi germogli/polloni. I polloni che si sviluppano nella parte bassa vengono, comunque, infettati e in poco tempo seccano.

In ogni caso, sono necessari ulteriori approfondimenti da eseguirsi su piante infettate da poco da X. fastidiosa, per sperimentare e verificare se una potatura severa riesca a contrastare ed evitare che le cellule del batterio possano interessare la parte bassa del tronco.

 

Per quanto su descritto risulta evidente che sistemi di potatura impostati su interventi quinquennali o comunque pluriennali non consentono di verificare tempestivamente la presenza di disseccamenti associabili alle infezioni di X. fastidiosa.

Pertanto, effettuare una potatura almeno biennale e nel periodo invernale, eliminando le parti secche, consentirà di poter meglio riscontrare i successivi disseccamenti che si possono verificare durante il periodo vegetativo.

Tecniche di pulizia dei rami infetti, specialmente nelle prime fasi di infezione, sono state sperimentate su altre colture (agrumi) nel continente americano con risultati di buon contenimento delle infezioni se associate al controllo degli insetti vettori. I residui di potatura delle parti più piccole della chioma, possono essere lasciati sul terreno per qualche giorno per consentire il loro disseccamento per evitare di essere interessati dagli insetti vettori. In ogni caso la loro trinciatura o bruciatura nello stesso sito consente di evitare qualsiasi ulteriore pericolo di trasportare insetti vettori.

I residui di potatura vanno trinciati o bruciati secondo le disposizioni, indicate nel Decreto Legge del 24 giugno 2014 n. 91 art 14 comma 8 lettera b) che riporta: “Le disposizioni del presente articolo e dell’articolo 256 non si applicano al materiale agricolo e forestale derivante da sfalci, potature o ripuliture in loco nel caso di combustione in loco delle stesse. Di tale materiale è consentita la combustione in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro nelle aree, periodi e orari individuati con apposita ordinanza del Sindaco competente per territorio. Nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi, dichiarati dalle Regioni, la combustione di residui vegetali agricoli e forestali è sempre vietata”.

Le parti più grosse come branche e tronchi possono essere movimentate, in quanto indicazioni scientifiche non costituiscono elementi di diffusione della X. fastidiosa. Tale ipotesi è suffragata dalla specificità della trasmissione del batterio attraverso insetti vettori (cicaline) che per le loro piccole dimensioni non sono in grado di perforare le cellule lignificate dei grossi rami, delle branche e dei tronchi, e pertanto è molto improbabile che una cicalina possa acquisire le cellule del batterio. I siti preferiti per l’alimentazione, infatti, da tali insetti sono i teneri germogli e le giovani foglie della pianta o le fresche erbe spontanee.

Il batterio non è sporigeno, per cui non è possibile che possa diffondersi dalla parte esterna del legname.

Gestione delle risorse idriche

In considerazione delle scarsissime risorse idriche del territorio, gli impianti irrigui, ove è possibile realizzarli, devono essere a micro-portata.

Si consiglia di praticare l’irrigazione con turni brevi e con volumi di acqua contenuti per ridurre le perdite per percolazione, favorendo così un più facile e costante assorbimento dell’acqua da parte della pianta.

La regolare disponibilità idrica è particolarmente importante per l’olivo in tutte le fasi del suo ciclo vegetativo, soprattutto nei periodi di prolungata siccità estiva, molto frequenti nei nostri ambienti, che provocano nelle piante gravi condizioni di stress e, di conseguenza, uno stato vegetativo di deperimento generale, che le rende più vulnerabili ad alcuni attacchi parassitari. Si consiglia, pertanto, di intervenire con irrigazioni di soccorso ogni qualvolta si verifichino condizioni di siccità.

Concimazioni

L’apporto di sostanze nutritive è necessario per fare esprimere alla pianta il massimo delle sue potenzialità produttive e qualitative. L’olivo ha bisogno di essere concimato annualmente, mediante razionali apporti di fertilizzanti minerali e/o organici.

In particolare per gli apporti di azoto, si consiglia di non superare, in generale, le 100-120 unità/ha e di frazionare la dose di questo elemento nei tre periodi di maggiore fabbisogno, come di seguito indicato:

  • 40% ripresa vegetativa/pre-fioritura;

  • 30% post-allegagione;

  • 30% ingrossamento frutti.

Al fine, inoltre, di migliorare la struttura del terreno si consiglia di sostituire i concimi chimici con quelli a composizione organica.

 

INTERVENTI FITOSANITARI ECOSOSTENIBILI

La difesa fitosanitaria, nell’ottica di una protezione ecosostenibile dell’oliveto, va assicurata nei tempi opportuni e secondo corrette procedure di applicazione dei prodotti fitosanitari utilizzati. Vanno rispettate le indicazioni prescritte nelle etichette dei prodotti fitosanitari e quelle riportate nei disciplinari di produzione integrata, pubblicati annualmente dall’Osservatorio fitosanitario regionale.

Si ribadisce l’importanza che riveste l’adozione di forme di allevamento che permettano una buona areazione ed illuminazione della chioma, associata alla spollonatura, per favorire un buon stato vegetativo, concorrendo a realizzare condizioni non predisponenti ad attacchi parassitari, che producono una debilitazione della pianta. Tali condizioni vegetative consentono anche di migliorare l’efficacia terapeutica dei prodotti fitosanitari impiegati, in quanto riescono più facilmente a raggiungere il bersaglio e, nello stesso tempo, è possibile ridurre l’impatto ambientale nell’ecosistema agrario.

Al fine di predisporre una strategia integrata di difesa ecosostenibile, che tenga conto dei diversi agenti parassitari trattati in queste linee guida, si riporta il controllo fitosanitario per le singole avversità.

 

Mezzi di prevenzione nei confronti degli insetti vettori di Xylella fastidiosa

Vanno evidenziati alcuni elementi fondamentali sulla biologia del batterio e sulle modalità di trasmissione e di diffusione, già descritti in precedenza per meglio individuare metodi e mezzi di controllo che dovrebbero, comunque, essere omogeneamente applicati su vasti comprensori per essere efficaci.

La X. fastidiosa è un batterio che vive esclusivamente nelle parti xilematiche della pianta (fasci linfatici della parte del legno situata nella zona centrale del tronco che trasportano la linfa dalle radici alle zone apicali della pianta).

Nonostante il batterio viva e si moltiplichi nei vasi linfatici con flusso ascendente, è in grado di ripercorrerlo controcorrente molto lentamente verso le parti basse della pianta, fino ad interessare la base del tronco.

La X. fastidiosa è un batterio che non produce spore o elementi di diffusione propria che attraverso l’aria o contatto diretto possano determinare ulteriori infezioni su altre piante.

L’unica modalità di diffusione del batterio, oltre all’utilizzo di materiale di propagazione infetto, è la trasmissione attraverso insetti vettori, che pungendo piante infette acquisiscono le cellule batteriche e le iniettano nelle piante sane.

Le Cicaline durante il cambio generazionale e le diverse mute di crescita perdono le cellule del batterio, per cui gli stessi devono nuovamente acquisirle dalle piante infette. Tale aspetto biologico costituisce un elemento fondamentale per ridurre o evitare la diffusione della X. fastidiosa, infatti, con l’eliminazione delle piante infette si ottiene una riduzione del potenziale di inoculo, che nel lungo temine può contribuire al risanamento di una zona infetta in quanto gli insetti vettori, non trovando piante da cui acquisire il batterio, non sono più in grado di diffonderlo.

Tale misure riveste una maggiore importanza nel periodo invernale, in quanto le cicaline con la nuova generazione, che si sviluppa in primavera, perdono totalmente le cellule batteriche, per cui se non trovano piante infette non sono in grado di trasmettere il batterio.

Gli insetti individuati quali vettori della X. fastidiosa sono di piccole dimensioni e con una apparato boccale pungente succhiante, in grado di pungere essenzialmente i giovani e teneri germogli delle piante e delle erbe spontanee.

Si ritiene, pertanto, fondamentale, attivare azioni precauzionali e preventive attraverso un capillare controllo degli insetti vettori accertati o potenzialmente infettanti.

Solo abbassando notevolmente l’entità della popolazione degli insetti vettori e riducendo le piante infette è possibile ridurre e prevenire le infezioni e la diffusione della X. fastidiosa.

Le disposizioni della Decisione della Commissione europea prevedono interventi obbligatori per il controllo dei vettori e i ricercatori considerano tale controllo ancora l’unico, al momento, in grado di contenere le infezioni.

Il controllo degli insetti vettori deve essere effettuato con criteri di ecosostenibilità al fine di impattare il meno possibile sul territorio ma nello stesso tempo con l’obiettivo di un controllo efficace. Pertanto, è stata definita una strategia integrata che tiene conto sia di operazioni agronomiche che interventi chimici stabilendo anche la tempistica nell’arco dell’intero anno.

 

Piano di controllo degli insetti vettori e potenziali

Per il controllo dei vettori accertati o di quelli potenziali va rispettato il seguente calendario di interventi predisposto sulla base delle acquisizioni scientifiche sulla biologica di Phaelinus spumarius. L’insetto è caratterizzato da un solo ciclo generazionale e da una elevata capacità di riprodursi negli ambienti del sud per le favorevoli condizioni climatiche e soprattutto con inverni miti con temperature sopra lo 0°C. .

Gennaio – Aprile

Le forme giovani provenienti dalla schiusura dalle uova invernali stazionano generalmente sulle piante erbacee spontanee ma anche su giovani e teneri germogli di arbusti. Gli individui si circondano di una abbondante schiuma ben visibile nell’interno della quale si alimentano e sviluppano i diversi stadi giovanili, che sono poco mobili.

In questo periodo vanno effettuati:

  • operazioni meccaniche per la eliminazione delle erbe ospiti delle cicaline con l’obiettivo di ridurre la popolazione dei potenziali insetti vettori mediante una delle seguenti azioni:

    • lavorazioni del terreno preferibilmente con fresature;

    • trinciatura delle erbe;

  • pirodiserbo preferibilmente nelle aree di maggiore difficoltà di accesso per i mezzi meccanici, zone non accessibili. Le precauzioni in merito a tale sistema devono essere garantite con la massima sicurezza e controllo adeguato dell’operatore.

Essendo i potenziali insetti vettori poco mobili con tali operazioni vengono nella maggior parte dei casi eliminati, per cui si riduce il numero di neanidi che diventeranno adulti a maggio e gli stesso potrebbero anche limitarsi ad alimentarsi sulle poche erbe o arbusti presenti perché vi è una minore competitività alimentare.

Maggio – Agosto

Dal mese di maggio le neanidi, dell’ultimo stadio giovanile, si trasformano in adulti che possono sia continuare ad alimentarsi sulle erbe ma possono anche spostarsi su altre piante in quanto sono in grado di effettuare piccoli salti. La migrazione nel periodo estivo avviene generalmente in massa, quando per problemi di siccità le erbe presenti disseccano rapidamente, per cui sono attratti dai giovani germogli delle piante arboree o arbustive come le ornamentali.

Gli individui perdono la presenza del batterio quando effettuano una muta o quando passano da neanidi ad adulti, per cui, anche se hanno acquisito nella fase giovanile il batterio da piante spontanee, non determinano infezioni alle piante arboree perché sono poco mobili e non riescono a spostarsi sui germogli delle piante arboree.

Da maggio a luglio si riscontra la maggiore presenza degli adulti di tali insetti sulle piante arboree o arbustive e, pertanto, si verifica la maggiore trasmissione da parte di tali insetti in quanto l’adulto è in grado di spostarsi e dopo aver acquisito il batterio lo conserva fino alla fine del suo ciclo biologico trasmettendolo a piante sane.

In questo periodo vanno attuale le seguenti misure:

  • interventi con prodotti insetticidi contro gli adulti di cicaline sulle piante in produzione;

  • interventi con prodotti insetticidi a “spot” su macchia mediterranea residuale, muretti a secco, superfici abbandonate purchè verdi e quindi attrattive per i vettori;

  • ottima difesa fitosanitaria nei confronti dei comuni parassiti dell’olivo o di altre piante produttive. In tale periodo, infatti, vanno effettuati trattamenti contro la tignola delle olive (Prays oleae) la Cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae), il rinchite (Coenorrhynus cribripennis) la margaronia (Palpita unionalis) e in particolare contro la Mosca delle olive (Bactrocera oleae).

Gli insetticidi generalmente utilizzati per tali parassiti sono anche efficaci nel controllo delle cicaline.

Una riduzione degli individui giovani nel periodo primaverile e una ulteriore riduzione del numero di adulti nei successivi periodi consente di abbassare complessivamente la popolazione degli insetti vettori accertati o potenziali.

Settembre – Dicembre

Gli adulti iniziano la ovideposizione in differenti siti ma la loro attività, anche se in minor misura, può essere attiva nei mesi invernali specialmente nelle zone in cui le condizioni climatiche sono miti.

La presenza degli adulti generalmente viene più riscontrata sulle piante spontanee o sulla nuova vegetazione di piante arbustive, molto meno sulle piante arboree in quanto presentano pochi germogli giovani e teneri.

In questo periodo vanno attuale le seguenti misure:

  • interventi fitosanitari nei confronti dei parassiti dell’olivo e in particolare per il controllo della Mosca delle olive (Bactrocera oleae) e Margaronia (Palpita unionalis);

  • distribuzione di insetticidi a “spot” su macchia mediterranea residuale, superfici abbandonate, purché verde e quindi attrattivi per gli insetti vettori, ma anche su sterpi secchi luoghi di aggregazione pre-produttiva di tali insetti;

  • fresature o trinciatura delle erbe che a seguito di piogge possono diventare luogo di alimentazione.

Considerando che la X. fastidiosa interessa oltre l’olivo anche altre specie frutticole ed ornamentali, si riportano nella tabella 1 le sostanze attive che presentano un grado di attività contro le cicaline e, per le quali, prima dell’utilizzo, va verificata la specifica registrazione sulla coltura da trattare.

Tab.1

L’applicazione di tali sostanze attive deve essere fatta con razionalità e in relazione al loro meccanismo di azione per evitare l’inefficacia nel controllo dei vettori.

Il buprofezin agisce sulle forme giovani degli insetti, in quanto è un inibitore della crescita, per cui va utilizzato in primavera quando sono maggiormente presenti gli stadi giovanili delle cicaline. Sull’olivo viene utilizzato per il controllo della Cocciniglia mezzo grano di pepe (Saessetia oleae).

Il dimetoato è una sostanza già utilizzata usualmente negli oliveti essenzialmente per il controllo della Mosca delle olive (Bactrocera oleae), ma anche per il controllo della Tignola delle olive (Prays oleae). Agisce per contatto e ingestione ed essendo citotropico viene assorbito dalla vegetazione e non si dilava facilmente.

I piretroidi (deltametrina, lambda-cialotrina) non hanno un diffuso impiego sull’olivo.

Sono, comunque, registrati su tignola e mosca anche se nei loro controlli non mostrano elevata efficacia. Eventuali larve di altri insetti che vivono sulle parti esterne della vegetazione possono essere più facilmente controllate da tali sostanze attive in quanto agiscono per ingestione e contatto.

Hanno una buona azione nei confronti di adulti di diversi insetti presentano un tempo di carenza molto breve di pochi giorni.

L’imidacloprid è un neonicotinoide e recentemente è stato anche registrato sull’olivo per il controllo della mosca. È una sostanza attiva con proprietà sistemiche, per cui entra in circolazione con la linfa. Presenta una buona efficacia nei confronti delle cicaline, ma il suo impiego deve essere escluso nel periodo della fioritura.

L’etofenprox è una sostanza che agisce per contatto e ingestione, non è registrata sull’olivo ma può essere utilizzata su altre colture comprese le ornamentali.

Il clorpirifos metile ha una azione di controllo di diversi insetti tra cui anche le cicaline.

Non è registrato su olivo ma su diverse colture comprese le ornamentali e tappeti erbosi.

Agisce per ingestione e contatto ed è lievemente citotropico.

È buona norma che i trattamenti contro le cicaline siano effettuati durante le prime ore del mattino, quando tali insetti sono poco mobili, avendo cura di bagnare bene la parte più interna della vegetazione.

È anche utile miscelare a tali sostanze attive l’olio minerale bianco in dose ridotta (max. 500 g/hl), per migliorare l’efficacia dei prodotti utilizzati.

Estendere i trattamenti anche alle zone incolte o alle erbe spontanee, consente di ridurre la popolazione degli individui degli insetti vettori presenti nell’area interessata.

Si pone l’attenzione degli operatori agricoli e dei tecnici sulla inutilità di effettuare interventi fitosanitari specifici per curare le piante infette da X. fastidiosa, in quanto non esistono in commercio prodotti chimici efficaci e autorizzati al controllo e cura dei batteri. Qualsiasi informazione/pubblicità in tal senso ha solo carattere speculativo, ed economicamente dannoso per le aziende e, pertanto, si diffida chiunque dal diffondere informazioni mendaci.

 

Controllo del Rodilegno giallo (Zeuzera pyrina)

Vanno eliminate le parti vegetative attaccate dalle larve dell’insetto, cercando di individuare nel legno la presenza delle stesse per sopprimerle.

Le larve vivono esclusivamente all’interno del legno e possono trovarsi all’esterno solo per pochissimo tempo, tra il passaggio da un ramo più piccolo a quello più grande.

Le numerose esperienze effettuate per il controllo di questo insetto sull’olivo hanno evidenziato la scarsa o nulla efficacia dei prodotti fitosanitari attualmente in commercio.

Come già indicato nella scheda dell’insetto, la migliore strategia di difesa è l’applicazione di metodi agronomici e biotecnici.

Gli Interventi agronomici devono prevedere:

  • la rimozione di tutte le parti disseccate o infestate;

  • l’eliminazione diretta della larva nelle gallerie (per impalamento con filo o cavetto d’acciaio).

L’impiego di mezzi biotecnici

prevedono l’utilizzo di sostanze feromoniche femminili per l’attrazione dei maschi.

Possono essere applicate due tecniche di controllo:

  • la cattura massale, con l’obiettivo di ridurre la popolazione dei maschi adulti, utilizzando le trappole attivate con feromone sessuale femminile. Il metodo, da esperienze maturate, risulta moderatamente efficace. È necessario installare, nella parte alta della chioma, almeno 10 trappole per ettaro, cercando di fissarle bene per evitare che ondeggino, cambiando l’erogatore contenente il feromone sessuale ogni 40-50 giorni.

  • la confusione sessuale, con l’obiettivo di ridurre e ritardare gli accoppiamenti, in maniera tale da abbassarne la potenzialità riproduttiva e di conseguenza la popolazione larvale responsabile dei danni. Il metodo prevede l’installazione annuale sulle piante di dispenser contenente il feromone sessuale femminile che viene rilasciato molto lentamente nell’ambiente. I maschi, inseguendo queste false tracce odorose, sono distolti dalle ricerca delle femmine e infine muoiono per sfinimento, senza potersi accoppiare. La femmina, vergine, deporrà così uova sterili.

Questa tecnica determina un graduale ma consistente abbassamento della popolazione dell’insetto e, di conseguenza, una riduzione delle infestazioni al di sotto della soglia di danno.

La tecnica è efficace se applicata su ampie superfici. Già dal primo anno, infatti, si può costatare una riduzione dell’infestazione. È necessario, però, rispettare precise regole nell’applicazione del metodo e in particolare:

  • la superficie da trattare deve essere superiore almeno a 3 ettari, in quanto l’efficacia è tanto maggiore quanto più ampia è la superficie interessata;

  • il numero totale di diffusori da istallare per ettaro deve essere di 300 diffusori/ettaro, aumentando il numero come rinforzo sui bordi dell’area trattata, in maniera da compensare le maggiori perdite di feromone.

L’applicazione dei diffusori va effettuata in primavera, prima dell’inizio del volo degli adulti di Z. pyrina. Un’applicazione precoce è da preferire rispetto ad un’applicazione ritardata, perché il rilascio dei diffusori risulta sufficiente per coprire l’intera stagione ed è importantissimo avere un effetto sui primissimi insetti adulti che compaiono in campo.

I diffusori vanno applicati disponendoli sui rametti laterali, preferibilmente in una zona ombreggiata e a livello del terzo superiore dell’albero. È necessario non causare microfessure lungo la parete del diffusore che andrebbero ad alterarne la capacità o la regolarità di erogazione. I diffusori da applicare come rinforzo, invece, vanno applicati nella parte alta della pianta a circa mezzo metro al di sotto della chioma.

Per evitare eventuali errori nell’impostazione e applicazione di tale controllo biotecnico è necessario essere assistiti da tecnici esperti inseriti in organizzazioni preposte ai programmi di assistenza in olivicoltura.

L’installazione di alcune trappole innescate con feromone consente di verificare la funzionalità del sistema della confusione sessuale in quanto non si devono riscontrare catture nelle trappole, a conferma che il maschio non è in grado di identificare le femmine.

Controllo degli agenti fungini

I funghi, responsabili dell’imbrunimento del legno e dei disseccamenti rameali, penetrano essenzialmente attraverso le ferite e i fori determinati dal rodilegno giallo. Pertanto, il controllo maggiore della zeuzera ed un’attenta profilassi dopo gli interventi di potatura, come descritto in precedenza, consentirebbero di evitare l’infezione e la produzione di nuovi inoculi da parte di tali funghi.

Risulta evidente che il controllo diretto su tali funghi, dopo il loro insediamento, è praticamente impossibile, in quanto essendo localizzati nei tessuti xilematici del tronco o delle branche, non possono essere raggiunti dai prodotti fitosanitari. Tutte le azioni, pertanto, da mettere in atto devono essere di carattere preventivo e finalizzate a mantenere lo stato vegetativo e fitosanitario delle piante in buone condizioni.

Il controllo principalmente del Rodilegno giallo (Zeuzera pyrina), ma anche di altri insetti come la Cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae), gli scolitidi fleotribo (Phloeotribus scarabeoides) ed ilesino Leperisinus fraxini o Hylesinus oleiperda o parassiti fungini come l’Occhio di pavone (Fusicladium oleaginum), la Cercosporiosi o piombatura (Pseudocercospora cladosporioides), la lebbra (Colletotrichum spp.), consente di mantenere in buone condizioni lo stato vegetativo delle piante.

Tra le azioni preventive, rilevante è la protezione dei tagli con mastici o sostanze protettive come il rame, per evitare l’introduzione attraverso tali ferite dei parassiti che si insediano nell’interno del legno.

 

MISURE PER CONTENERE LA DIFFUSIONE DELLA XYLELLA FASTIDIOSA

È necessario adottare precise misure per ostacolare la diffusione del batterio nelle aree interessate dal batterio ma anche per evitare la sua diffusione in altre ancora indenni.

Tali misure devono essere adottate da tutti i soggetti coinvolti in tali aree In relazione alle modalità di diffusione di X. fastidiosa, descritte in precedenza, è molto probabile che il trasferimento degli insetti vettori in altre zone avvenga con maggiore rapidità, anche inconsapevolmente, attraverso mezzi indiretti come:

  • il trasporto attraverso gli indumenti o parti del corpo dell’uomo cui aderiscono nel passaggio da un campo all’altro;

  • mezzi meccanici di trasporto sui quali i vettori aderiscono sia all’esterno che all’interno.

  • piante o parti di piante che vengono prelevate da luoghi infetti e portati in altri indenni.

È necessario, pertanto, da parte di tutti prestare particolare attenzione al rispetto di alcune regole:

  • provvedere a spazzolare gli abiti prima di risalire sul mezzo di trasporto;

  • chiudere i finestrini degli automezzi durante il passaggio o sosta nelle aree contaminate;

  • non raccogliere erbe o piante spontanee nei luoghi dichiarati infetti;

  • provvedere alla pulizia di scoline e canali, di muretti a secco e specchie, di tratturi, sentieri

  • naturali, ecc..

Sono, invece, obbligatorie alcune misure previste dalle normative e ritenute scientificamente necessarie per contenere la diffusione del batterio tra cui:

  • l’estirpazione delle piante risultate infette;

  • non movimentare materiale verde proveniente dalle operazioni di potatura, sfalcio di erbe, perché potrebbe essere infetto, per cui deve essere bruciato o trinciato in loco se situato nelle aree delimitate (zona infetta e zona tampone);

  • effettuare interventi fitosanitari contro i vettori;

  • non impiantare specie ospiti della X. fastidiosa ed eliminare arbusti e piante ornamentali che sono già identificate ospiti.

 

MISURE SPECIFICHE DA ADOTTARE NELLE AREE DELIMITATE

Con il ritrovamento di molti altri focolai nelle diverse zone della provincia di Lecce risulta particolarmente complesso distinguere sul territorio i singoli focolai e le zone tampone di larghezza di 2 Km mantenendole distinte da quelle indenni.

Pertanto, sulla base degli ultimi rilevamenti e analisi di laboratorio, è stata definita strategia di contenimento delle infezioni di X. fastidiosa rappresentata cartograficamente nella figura seguente. 

 

 ZONA INFETTA

Il Decreto Ministeriale 2777/2014 consente di applicare quanto previsto dal comma 1 dell’art. 16 della Direttiva 2000/29/Ce del Consiglio dell’8 maggio 2000 e s.m.i., che recita “…lo stato membro adotta tutte le misure necessarie per l’eradicazione o, ove non sia possibile, il contenimento degli organismi nocivi in questione”.

Per cui sulla base di quanto riportato nella Delibera di Giunta Regionale 1842/2014 e nel Decreto ministeriale 2777/2014 oltre a quanto indicato nella Decisone comunitaria 2014/497/UE, nella zona infetta vanno adottati:

  • abbattimento volontario delle piante infette a seguito di richiesta dell’interessato all’UPA di Lecce e previa autorizzazione da parte dello stesso;

  • trattamenti fitosanitari e operazioni agronomiche per il controllo degli insetti vettori potenzialmente infettanti;

  • lavorazione del terreno o fresatura del terreno o trinciatura delle erbe in almeno 2 periodi dell’anno;

  • effettuare le potature ogni 2 anni

 ZONA CUSCINETTO

È posta immediatamente a ridosso della zona infetta ed è una zona indenne di una larghezza di 2 km nella quale vanno adottate le misure previste dalla Decisone Comunitaria e dal Decreto Ministeriale.

È un’area in cui vanno attuate tutte le misure necessarie per mantenerla indenne.

In particolare vanno adottate le seguenti misure:

  • monitoraggio intensivo delle piante ospiti per la ricerca dell’organismo specificato nel periodo più opportuno;

  • controllo delle popolazioni di insetti vettori accertati o potenziali;

  • interventi agronomici contro gli stadi giovanili dei vettori e controllo delle piante spontanee erbacee;

  • eliminazione di tutte le piante ospiti non produttive presenti in alberature stradali, spartitraffico, fossi, canali, aree verdi, ecc..

CORDONE FITOSANITARIO

Costituisce un zona di ulteriore sicurezza di larghezza di 2 Km a garanzia posta a Nord della zona cuscinetto.

Nel cordone fitosanitario vanno anno effettuate le stesse misure previste nella zona cuscinetto.

FASCIA DI ERADICAZIONE

È una fascia immediatamente a ridosso della zona cuscinetto e collocata nella zona infetta di larghezza di 1 km.

Tale fascia assume una importanza fondamentale per garantire l’indennità della zona cuscinetto.

È fondamentale attivare una azione severa di eradicazione in tale fascia di 1 Km e negli eventuali focolai puntiformi in vicinanza della stessa ritenuti particolarmente a rischio per la zona cuscinetto per garantire che non ci sia l’avanzamento dell’infezione verso le zone indenni.

In particolare vanno adottate le seguenti misure:

  • monitoraggio costante per individuare le piante infette o con sintomi evidenti di infezione;

  • estirpazione immediata della piante risultate infette o con presenza di evidenti sintomi ascrivibili a X. fastidiosa;

  • controllo degli insetti vettori potenzialmente infettanti mediante trattamenti fitosanitari e operazioni agronomiche obbligatorie;

  • estirpazione di tutte le piante ospiti non produttive presenti in alberature stradali, spartitraffico, fossi, canali, aree verdi, ec

 

Disposizioni in materia di abbattimento alberi di olivo per la tutela del patrimonio olivicolo: allo stato attuale vigono le disposizioni della Legge n.144 del 14 febbraio 1951. La Regione Puglia con propria Deliberazione n. 7310 del 14/12/1989 ha emanato apposite Direttive per l’esercizio della delega ai Capi degli Ispettorati Provinciali dell’Agricoltura per l’autorizzazione all’abbattimento di alberi di olivo, precisando che:

  • la domanda di estirpazione deve essere presentata dal legittimo possessore del terreno;

  • nel caso di richiesta di abbattimento per motivi agronomici è necessario allegare una Relazione tecnico agronomica sullo stato vegetativo e fitosanitario delle piante da svellere qualora ricorrano situazioni di “morte fisiologica delle piante o la permanente improduttività o scarsa produttività dovute a cause non rimovibili”;

  • nel caso di richiesta di abbattimento di alberi di olivo per l’esecuzione di opere di miglioramento fondiario interessi una superficie olivetata pari o superiore a 2 ettari, o un numero di piante pari o superiore a 300, è necessario allegare un Piano di miglioramento aziendale.

Secondo la richiamata Deliberazione qualora le aree interessate dagli interventi fossero interessate da vincoli di qualsiasi natura, che dovessero emergere dai certificati di destinazione urbanistica, “gli UPA effettueranno l’accertamento preventivo di campagna solo in seguito all’acquisizione dei relativi pareri favorevoli all’abbattimento”.

Nel caso in cui il certificato di destinazione urbanistica attesti l’esistenza di vincoli (idrogeologici, paesaggistici, archeologici, ecc.) sarà necessario acquisire, preventivamente, le relative autorizzazioni rilasciate ai sensi di Legge dall’Amministrazione competente.

Inoltre, la facoltà, prevista dall’art. 3 del DDL 475/45, di imporre ai proprietari o conduttori dei fondi olivetati, l’obbligo di impiantare altrettanti alberi di olivo in luogo diverso da quello da abbattere, deve essere sempre esercitata, salvo casi particolari che impediscano il reimpianto e che, comunque, devono essere precisati e motivati nel decreto di autorizzazione.

La Regione Puglia, inoltre, con Legge n. 14/2007 relativa a “Tutela e valorizzazione del paesaggio degli ulivi monumentali della Puglia”, ha definito i requisiti di monumentalità delle piante di olivo e i casi in cui sia possibile derogare al generale divieto di estirpazione delle piante definite monumentali, nonché le procedure istruttorie da adottarsi dalle Amministrazioni competenti.

Secondo l’art. 10 della medesima Legge regionale, è vietato il danneggiamento, l’abbattimento, l’espianto e il commercio degli ulivi monumentali. Possono essere concesse deroghe esclusivamente per motivi di pubblica utilità o per opere i cui procedimenti autorizzativi siano stati completati alla data di entrata in vigore della legge (art.11). Tali deroghe possono essere concesse solo previa acquisizione del parere vincolante della Commissione Tecnica appositamente istituita presso l’Assessorato Regionale all’Ecologia.

L’art. 2, della Legge n. 144/1951 prevede la possibilità di derogare al generale divieto di abbattimento di alberi di olivo, in particolari circostanze riconducibili a motivazioni di natura “agronomica” (qualora sia accertata la morte fisiologica della pianta e/o la permanente improduttività dovuta a cause non rimovibili, ecc.) ovvero alla esecuzione di opere di pubblica utilità ed a scopo edilizio.

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